Monte Maletto


Io non provengo da una famiglia di viticoltori: mio padre aveva una ditta di rivestimenti esterni e mia madre era casalinga. Siamo estranei al mondo della viticoltura, ma appassionati di vino. Io ho fatto il perito elettrotecnico alle superiori, ma poi mi reso conto che quella strada non faceva per me. E allora ho deciso di fare il corso da sommelier, mi sono diplomato all’AIS e sono approdato in sala. Sono partito, ho fatto due anni a Londra e poi un anno a Villa Crespi e altri due all’Hotel Bellevue a Cogne.

Ho sempre lavorato in ristoranti stellati e lì ho scoperto il mondo dei vini artigianali. I miei maestri sono sempre stati sommelier che non puntavano sui grandi nomi, ma sui piccoli produttori sconosciuti ai più. Pian piano mi sono fatto un’idea di ciò che è il vino buono e poi, a un certo punto, ho sentito l’esigenza di cambiare stile di vita. Ho vissuto un periodo di transizione tra sommellerie e viticoltura nel quale ho gestito la sala degustazione di Vajra, a Barolo. Lavorando in una struttura del genere mi sono avvicinato anche a vigna e cantina e mi sono reso conto che mi affascinavano anche più della sala.

Non utilizzo prodotti di sintesi in vigna, ma solo zolfo, pochissimo rame e solo nella annate in cui è necessario, ed altri prodotti di origine naturali, come le alghe, alcune argille o l’olio essenziale di fiori d’ arancio.  E’ una scelta maturata dopo aver assaggiato per anni vini prodotti con questa filosofia, e ancor di più obbligata dal fatto che dobbiamo salvaguardare il più possibile la nostra salute, quella dell’ ecosistema in cui lavoriamo, e non ultima la salute degli abitanti di Carema, visto che come scriveva Mario Soldati Carema è un “paese-vigneto” e le case si confondono con le vigne.